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Più libri, meno lettori

IO, QUASI OGNI GIORNO, PRIMA DEL TRAMONTO, CORRO UN’ORA. E MENTRE IO SGAMBETTO, IN ITALIA, VENGONO PUBBLICATI 12 LIBRI. Quando torno a casa mi faccio la doccia e ceno, impiegandoci circa un’ora. In quell’ora, in Italia, vengono pubblicati 12 libri. Poi magari guardo un film che durerà, che ne so, 2 ore? Ebbene, in quel tempo, in Italia vengono pubblicati 24 libri. Poi vado a letto, dormo le mie 8 ore, e mentre sogno delle belle ragazze in bikini (magari!), in Italia vengono pubblicati 96 libri.

Potrei andare avanti con questa conta, ma avete capito: in Italia, ogni giorno, vengono messi sul mercato editoriale – tra nuove edizioni e riedizioni – circa 300 libri. Questi testi vengono pubblicati dalle grandi case editrici, passando per le piccole-medie e da chi adotta il cosiddetto – diciamola in inglese che fa più figo (?) – self publishing

Ora, una grande percentuale delle novità non vende nemmeno una copia. Sì, avete capito bene. Tolta quella per l’autore e quelle che regala ad amici e famigliari, il resto rimane nei sedili posteriori dell’auto polverose dell’autore o nei magazzini umidi delle stamperie che aspettano che la casa editrice saldi il lavoro.

Facendo un salto indietro di quarant’anni – e quindi andando nei mitici anni Ottanta –, ogni ora veniva pubblicato un solo libro: 24 al giorno. Una bella differenza, vero?
Questo dato incide sul numero dei lettori che, secondo le ultime analisi, sono sempre di meno: sotto di un milione dall’inizio del 2025. “Più libri, meno lettori”, questo sembra essere il motto dell’editoria odierna.

È in questo “divertente e colorato” scenario che noi di Ki Stories, siamo nati. E, dati alla mano, col nostro primo libro Liberto, il bambino che era allergico alla pubblicità, nel giro di tre mesi dalla pubblicazione, abbiamo venduto circa 350 copie, tra l’Italia e la California, dove il libro è distribuito. Ma, distribuito da chi? Da noi.
Abbiamo capito, infatti, che affidarsi ad una grande distribuzione – che si prende, di solito, il 60% dei profitti – è, per una piccola casa editrice, libera e indipendente, quale vuol essere la Ki Stories, controproducente, anzi, una vera e propria manovra per autoaffondarsi.
Certo, l’impegno si triplica, perché c’è da parte nostra un grande lavoro e studio sui social, dove cerchiamo di essere sempre attivi con contenuti appositi e interessanti sul libro e sulla missione di Ki Stories. Contiamo, per questo, su un reparto di comunicazione che vede una social media manager, un videomaker e un grafico.

E poi investiamo tantissimo tempo e risorse sull’allacciare rapporti con le librerie – soprattutto indipendenti – con le biblioteche, ma anche con tutti quei luoghi che si prestano a diventare palestre culturali nelle quali poter presentare il libro.

E veniamo alle presentazioni. Anch’esse, negli ultimi anni, hanno subito un drastico calo di presenze. Non ci va più nessuno, dicono. Alcune volte nemmeno gli autori: si “auto-disertano”. Rimangono solo i libri, soli-soli su tavolini di plastica, di fianco a microfoni spenti. Quando si è fortunati, c’è qualche anziano che si prende il fresco di una sala con l’aria condizionata, ascoltando sonnolente qualche relatore che spoilera l’intero libro, lo rende noioso, di fianco all’inerme autore che l’ha scritto ma non sa parlarne, non sa renderlo accattivante, non sa venderlo. Ma di questo ne parleremo nella prossima puntata…

È trascorsa circa mezz’ora da quando mi son seduto a scrivere questo articolo: altri 6 romanzi o saggi o ricettari sono stati pubblicati. E io vi lascio con queste due domande – che riverberano spesso nelle fiere dell’editoria e nelle trasmissioni radio dedicate ai libri – se tornassimo a lavorare sulla qualità e non sulla quantità? Se pensassimo di nuovo al libro come culla, casa di scrittori e non scriventi.

Tanti sorrisi e buone storie!
Fausto Romano